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mercoledì 26 giugno 2013

Stereotipi, ispirato a fight-club

Non so quanti di voi han visto il film o letto il libro di Chuck Palahniuk: Fight Club.
Dal mio punto di vista è un capolavoro che purtroppo ha ricevuto poca pubblicità, il quale film è recitato alla grande da attori altrettanto bravi che si sono calati nella parte alla perfezione.
Vabè l'avrete capito che è il mio libro/film preferito no? Se così non fosse, ora lo sapete.
Il tema principale di questo libro il quale titolo tende a confondere, è che siamo tutti bambolotti che la società illude, ubriaca e riempie di speranze che andranno infrante.
Le pubblicità, le riviste, i manifesti: tutte armi di distruzione mentale.
Cresciamo convinti di poter scegliere qualcosa, di poter fare ciò che vogliamo della nostra vita, di poter arrivare ad avere ciò che vogliamo ma poi ci ritroviamo in un maledetto ufficio a fare ciò che non avremmo mai pensato di fare.
La nostra cultura e i nostri modi di vivere ci costringono a seguire sempre uno stereotipo riguardo qualunque cosa: la casualità vuole che quel modello non sia mai io stesso.
Non ci bastiamo mai, non ci va mai bene ciò che abbiamo e pretendiamo sempre qualcos'altro.
Ormai è consueta routine inseguire qualcosa che poi sarà acqua passata, è routine guardare un'Angelina Jolie o un Brad Pitt e vedere in loro la perfezione, è routine notare solo ciò che ci manca.
Sapete che vi dico? Fanculo tutto questo.
Le mode, le tendenze, le idee innovative: tutte stronzate escogitate per farci credere di poter arrivare dove abbiamo sempre sognato.
Ma se cominciassimo invece a voler arrivare dove già siamo?
Se cominciassimo a desiderare con anima e corpo, ciò che ci appartiene già?
La felicità è uno stato d'animo di completezza e tranquillità. Esattamente come il Per Sempre può durare un secondo, anche quest'emozione non ha tempo calcolabile.
Trascorrere ore ogni giorno in palestra, spendere stipendi in negozi firmati, ucciderci l'autostima cercando di plasmare il nostro atteggiamento, tutto per somigliare a un tizio dall'altra parte del pianeta che in televisione è figo.
Forse è vero che lui è più fotogenico di me, forse è vero che lui ha il fisico più scolpito del mio e forse è vero che il castano chiaro dei miei capelli non sarà mai paragonabile al biondo spettinato dei suoi.
Ma ci avete mai pensato che anche se arrivassi ad avere tutto ciò che vedo in lui, rimarrei comunque una semplice maledetta copia?
Quell'attore, cantante, scrittore o quel che volete, è una persona normalissima e come tale, rappresenta solo ed esclusivamente SE STESSO.
Se vogliamo somigliargli al meglio, dovremmo essere dunque NOI STESSI.
Come loro han cose che noi non abbiamo, noi abbiamo cose che loro non hanno né avranno mai.
Anche loro han problemi in famiglia, anche loro hanno ricevuto delusioni e ne hanno inferte, anche loro sono stati sgridati da piccoli e anche loro han pianto, riso, sudato freddo, sudato caldo o gridato di rabbia o felicità.
Sono persone come noi.
Se iniziassimo a prendere come esempio solo ciò che loro sono, e non sembrano, sarebbe più facile.
Una ragazza in carne può diventare più bella di una Jolie, un ragazzo moro può diventare più affascinante del biondo Pitt.
Difetti e pregi sono solo caratteristiche che NOI inquadriamo come tali: accettiamole, miglioriamole ed esaltiamo le parti migliori del nostro essere.
Io sono il mio stereotipo.
Sarebbe figo

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