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martedì 18 giugno 2013

Io sono la mia maschera




Abbiamo bisogno di sentirci bravi in qualcosa.
Abbiamo bisogno di sentirci migliori di qualcuno in qualcosa.
Essere ultimi fa male, essere ultimi è umiliante, essere ultimi non è accettabile.
Se qualcuno mi dirà che faccio schifo a disegnare, io risponderò che però sono bravo nello sport.
La cosa peggiore è quando queste cose vengono dette di fronte ad altre persone... In quel momento vorremmo spaccare tutto, cancellare la memoria di tutti quelli che hanno sentito quell'affermazione e, soprattutto, ci piacerebbe dimostrare il contrario di ciò di cui siamo stati accusati.
Il problema è che troppe volte, ci attaccano dicendo il vero.
E' così che preserviamo la nostra sanità mentale usando come scusa una maschera.
La maschera è qualcosa di coprente, che nasconde e tiene al sicuro qualcosa nel momento opportuno... Quel qualcosa è la nostra identità.
E' diventato troppo comune ormai, l'affermare che il nostro vero Io è un'altro rispetto a quello che si mostra in determinate occasioni.
E' diventato comodo. E' diventato un bisogno!
La tecnologia poi aiuta enormemente: parliamo di Facebook. Quanti leoni della tastiera esistono che poi dal vivo si rivelano veri e propri imbecilli?
Vedo persone superficiali scontate banali e fastidiose, diventare veri e propri geni una volta tornati alle chat. Danno consigli superlativi citando anche filosofi quasi dimenticati. Ti lasciano di stucco.
A questo punto viene da chiedersi una cosa semplice: se dal vivo è in un modo, e davanti al monitor in un altro, chi sarà il vero Lui?
Chiedetelo al diretto interessato e ovviamente affermerà di essere se stesso da casa. Dal vivo indossa una maschera perché la mentalità media oggi, alla sua età, offre solo persone stupide.
La verità è che sono tutte stronzate.
Partiamo dal presupposto che dietro un monitor tutti possono impersonare chiunque e nessuno ha il diritto di dire "ma" dato che fondamentalmente, se io affermo di essere un campione di nuoto che nel tempo libero fa l'astronauta, te non sei nessuno per obiettare visto che non mi conosci abbastanza.
Ma, escludendo questo presupposto, io oserei dire che una persona è ANCHE chi sembra.
L'abito non fa il monaco, ma se il monaco indossa quell'abito un motivo c'è.
Un individuo medio cerca sempre di dare un'idea di sé ispirandosi a qualche stereotipo: tutti ne abbiamo vari e ognuno varia a seconda del contesto in cui serve.
Quando mi specchio cerco di somigliare al mio attore o cantante preferito, quando esco di casa cerco di somigliare ai miei amici o provo a esser completamente diverso da loro giustificando ciò con "Sono me stesso". Quando mi trovo di fronte a un monitor mi levo la maglia ingozzandomi di nachos al formaggio, quando vado ad un colloquio di lavoro sono educato e composto eccetera eccetera.
Qual'è il vero Me? Quali sono maschere e qual'è il vero volto di questo corpo?
Con gli amici sono me stesso quando dico parolacce e suono ai campanelli per poi scappare.
Con una donna sono me stesso quando le regalo una rosa e le dico che l'amo.
L'abito fa anche il monaco così come il libro è anche la sua copertina.
Io penso che ci sia un solo modo per determinare d'avvero qual'è la maschera principale di una persona...
Badate bene: "Maschera principale" e non "Vero carattere".
Questo "modo" sarà l'argomento principale di uno dei prossimi post nel cui titolo sarà evidente la parola "Buio".

Ora se vi sentite irritati, infastiditi o esageratamente scettici... meglio. Vuol dire che ho ragione io.

1 commento:

  1. Sai? Io non credo esista una "maschera principale". Parliamo di carattere, eppure a ben vedere è solo una parola. Ridurre il nucleo, il cuore, l'anima, l'essenza umana che va "oltre" il nostro semplice essere fisico ad un "modo di essere" univoco e coerente... No, non è così.
    Siamo una somma di caratteristiche.
    Siamo una somma.
    Ma se scomponiamo la somma, vengono alla luce cifre singole e indipendenti che fanno realmente di noi ciò che siamo. Mi spiego?
    Ogni più piccola maschera, ogni più piccola sfumatura, fa parte di noi. Anche quando ci si finge qualcuno che non si è, quando si nascondono parti di sé magari incompatibili con la situazione o si esagerano qualità altrimenti vacue, anche in questi casi la menzogna rivela una cifra. E la cifra, coesistente, genera la somma.
    Possiamo dilungarci per mesi su questo argomento, è dannatamente interessante :)


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